Notizia inserita il 4/10/2009
Apprendiamo da vari comunicati, dichiarazioni e notizie circolanti in questi giorni che nel film Baaria, presentato nell'ultimo festival di Venezia, c'e' una scena in cui un animale (un bovino) viene ucciso e sgozzato appositamente per "esigenze di copione".
In Italia quella scena non si sarebbe potuta realizzare (il film e' stato infatti girato in Tunisia), e ci si chiede perche' il regista, volendo rappresentare un "atto efferato" non sia ricorso alle tecniche digitali. Il Sottosegretario alla Salute Martini dichiara su La Stampa che il fatto è gravissimo e che "Una produzione cinematografica italiana deve rispettare le regole vigenti nel proprio Stato, in Italia come obbligo giuridico e all'estero come obbligo morale". (Uccisione toro in "Baaria", Martini: "Verificheremo i fatti")
Si tratta di una prima risposta alla valanga di proteste contro il film, giunte non solo da ambienti animalisti ma anche da semplici cittadini e associazioni di vario genere. Il problema, tuttavia, non è solo di legalità o meno, ma consiste proprio nel fatto di aver ucciso appositamente un animale, tra atroci sofferenze, solo per la realizzazione del film.
C'e' una scena in "M" (F. Lang, 1931) in cui il pedofilo assassino interpretato da un magistrale Peter Lorre uccide una sua vittima. Si vede la bambina giocare a palla sul marciapiede, l'ombra del maniaco che si avvicina, lei che lo segue dietro una siepe, e poi la palla che rotola sul selciato...
La lama del coltello, la tenda che si apre, l'urlo, il sangue che cola nello scarico della doccia nei 45 secondi della scena clou di "Psyco" (A. Hitchcock, 1960) come innumerevoli altre sequenze celebri, ci danno la misura della potenza del linguaggio cinematografico nel rappresentare il terrore e la violenza anche piu' brutale senza far ricorso ad essa. Lo schermo che si colora del sangue finto di tanti film lo possiamo giudicare di cattivo gusto, lo sgozzamento - reale - di un animale no, mai. E' un crimine, morale se regista e produttore sono riusciti ad aggirare le leggi, un crimine giuridico se si appurera' il contrario.
E' un fatto gravissimo che un regista affermato come Tornatore abbia scelto deliberatamente di massacrare un animale senza nessun'altra ragione che una pretesa esigenza artistica.
E' sconcertante che tra la pletora di giornalisti, "colto pubblico" e critici che hanno assistito alla presentazione del film a Venezia, non ce ne sia stato uno che si sia "accorto" di questa scena, che si sia chiesto se si trattava di una finzione o meno. Tutto normale massacrare animali in nome della cosiddetta "arte"?
E' di pochi giorni fa la sentenza che ha condannato quei due teppisti in Francia per aver appiccato il fuoco a un povero randagio. Li' erano due ragazzi, giovani, ignoranti e stupidi, qui, invece c'e' un uomo maturo, affermato, un "intellettuale". Ci sono sceneggiatori, operatori, macchinisti, fotografi, tecnici, e decine e decine di addetti, i responsabili della produzione che hanno programmato, contrattato e saldato il conto per quel povero animale cui e' stato piantato un punteruolo in testa e tagliata la gola.
Il cinema e' comunicazione, e un regista "sa" come comunicare, conosce il peso e l'efficacia di una inquadratura. Puo' non importargli che quella scena veicoli un messaggio di violenza contro gli animali, ma non puo' non rendersene conto.
Anche per questo la violenza su quell'animale commessa da Tornatore e dalla produzione del film e' infinitamente piu' grave della violenza commessa da un deviato, da un balordo qualunque.
Questo film merita solo di essere boicottato e a questo regista deve andare tutta la nostra condanna.
Possiamo esprimere quel che ne pensiamo scrivendo alla casa di produzione, Medusa: infofilm@medusa.it
Articolo originale: Un film per chi ama veder soffrire gli animali
Fonte: AgireOra - informazioni e progetti animalisti
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