Notizia inserita il 18/02/2008
Un editoriale del Capitano Paul Watson ci fa capire quanto sia disastrosa dal punto di vista ecologico l'ingordigia umana per il "pesce".
Col continuo incremento della popolazione mondiale, la capacita' portante degli ecosistemi viene messa sempre più a dura prova. Una delle aree dove questa situazione è più evidente è l'ecosistema marino. Semplicemente, non esiste pesce a sufficienza per continuare a sfamare la sempre più numerosa popolazione di homo sapiens.
Vista la notevole diminuzione nei nostri mari di specie di pesce "commerciabile", gli imprenditori hanno ideato l'allevamento di salmoni dell'Atlantico, in mare, in aree recintate. Questi "salmoni d'allevamento" si stanno attualmente diffondendo nelle coste della British Columbia, del Cile, della Scozia, della Nuova Zelanda e della Tasmania.
Il primo problema è che il salmone dell'Atlantico è presente in natura solo in uno di questi posti - la Scozia. Questo salmone è inoltre un animale esotico, una specie aliena introdotta in altri ambienti marini.
Questa situazione ha causato più di qualche problema; il primo è che molti salmoni riescono a fuggire e si ritrovano in questi nuovi ambienti ed entrano in competizione con le specie di pesci non d'allevamento, sia per il cibo che per l'habitat. Queste specie aliene diffondono anche malattie agli altri pesci, che si ritrovano senza difese e che nuovamente non possono competere con i pesci d'allevamento i quali sono nutriti con antibiotici e steroidi presenti nei loro cibi.
Quello del mangime per i pesci rappresenta un problema molto serio. Il salmone è un predatore, grosso e vorace, che si nutre di pesce e questo pesce deve pur venire da qualche parte. Questa esigenza ha dato vita ad una nuova industria che ha lo scopo di catturare migliaia di tonnellate di piccoli pesci per poi farli diventare farine proteiche per nutrire i pesci d'allevamento.
E allora? I piccoli pesci sono una piccola parte dei 110 milioni di tonnellate di pesce che la gente consuma nel mondo ogni anno. Possiamo usare quelli piccoli per nutrire quelli grandi, così l'uomo potrà continuare a mangiarli, vien da pensare.
Ma non e' affatto cosi' semplice. Gia' ora piu' del 50% del pesce pescato negli oceani e' usato per nutrire gli animali d'allevamento, rendendo i maiali, le pecore, le mucche e le galline i maggiori predatori marini del pianeta. Le pulcinelle di mare stanno morendo di fame nel Mare del Nord affinche' noi possiamo usare quello che e' per loro la fonte di cibo primaria - le piccole anguille delle sabbie - ai polli allevati in batteria in Danimarca.
Questi piccoli pesci si nutrono di plancton e i loro principali avversari nella caccia al plancton sono le balene, gli squali e le meduse. Il numero di balene e squali balena non è mai riuscito a tornare a livelli accettabili, e questi animali continuano ad essere cacciati.
Invece non c'è mercato per le meduse, quindi le popolazioni di meduse stanno aumentando, anche grazie all'aumento della temperatura e alla maggiore acidificazione dei mari; il numero di questi esseri cresce vertiginosamente. Come si suol dire, chi la fa l'aspetti.
Di recente, un allevamento di salmoni in Irlanda è stato distrutto da numerosissime meduse velenose che hanno ucciso circa centomila pesci, i quali, pur cercando di fuggire dalle loro vasche, non ci sono riusciti poiché questi allevamenti sono costruiti in modo tale che i pesci non possano fuggire, ma non sono in grado di evitare un'eventuale intrusione dall'esterno. Non hanno avuto via di scampo e hanno dovuto sopportare una tremenda agonia fino alla morte.
Questo significa che abbiamo iniziato un circolo vizioso di distruzione dell'ambiente marino. Visto che le popolazioni di pesci selvatici sono diminuite, ci saranno sempre più motivi per costruire allevamenti di salmoni. Questi allevamenti richiederanno sempre più pesce, pescato per nutrire i salmoni allevati. Ciò porterà ad avere sempre meno piccoli pesci nei mari, dando luogo ad una minor competizione per le meduse e questo, in aggiunta all'aumento dei livelli di acidita' e al riscaldamento globale, porterà ad una crescita sproporzionata delle meduse. Questa massiccia presenza di meduse ucciderà sia i pesci selvatici che quelli d'allevamento, provocando un'ulteriore diminuzione delle specie di pesci negli oceani e di conseguenza riducendo la quantità di proteine del pesce disponibili per il consumo umano.
A questo si aggiunge l'incremento dei consumi dovuto alla continua crescita della popolazione umana, il che significa che verranno aumentati sia gli allevamenti che lo sfruttamento del pesce selvatico. Entro il 2050 gli oceani potrebbero non contenere più un solo pesce ed essere invece popolati da miliardi di meduse di diverse specie, e questa non sarebbe sicuramente una situazione salutare per le specie marine e non sarebbe una buona notizia nemmeno per l'umanità.
La Sea Shepherd Conservation Society è stata criticata perche' promuove la scelta vegan. I nostri punti di vista sono considerati radicali ed estremi. Ma cosa c'è di più estremo di un oceano pieno di meduse e senza pesci?
Fonte:
Sea Shepherd, The Ecological Insanity of Fish Farming, 20 gennaio 2008
Traduzione a cura di Linda Possanzini
Notizia da: Progetto 'Sostegno a Sea Shepherd in Italia'.
Articolo originale: L'insostenibile pazzia degli allevamenti di pesci
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