Notizia inserita il 28/04/2022
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Con la guerra in Ucraina, l'industria zootecnica toglie il pane di bocca ai
paesi poveri
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Come sono legati allevamenti di animali e guerra? Dal fatto che il grano che serve a nutrire le persone, specie nei paesi poveri, viene invece richiesto come mangime per gli animali, creando una competizione che ostacola la sicurezza alimentare.
Ciò accade perché, tra i tanti gravi problemi legati alla guerra Russia-Ucraina, c'è anche il rincaro dei prezzi di grano e mais, che stanno raggiungendo cifre mai viste prima. Russia e Ucraina, insieme, forniscono un terzo del grano, mais e orzo esportati nel mondo, perciò diventa ancora più grave l'annoso problema definito "food vs feed": cibo per gli umani contro mangimi per gli animali. [1]
"Non è che non ci sia più grano, ma si prevede che ce ne sia di meno in futuro, quindi i prezzi aumentano, causando insicurezza alimentare nei popoli più poveri, specie nel sud globale", afferma Frank Mechielsen, presidente di Feedback EU, un'associazione non profit che lavora per promuovere il cambiamento nel sistema alimentare.
La situazione è particolarmente tragica nei paesi che sopravvivono grazie al programma alimentare mondiale dell'ONU. Prima della guerra, era proprio l'Ucraina il maggior fornitore di grano per questo programma di aiuti ai paesi poveri.
Usare cereali e leguminose per nutrire gli animali d'allevamento è un modo estremamente inefficiente di produrre proteine, che causa uno spreco di risorse estremo: per un chilo di manzo servono 20 kg di mangime.
Per altre specie e prodotti (latte e uova) i numeri sono variabili, ma rimane il fatto che non esiste nulla di più efficiente del nutrire le persone in modo diretto coi prodotti della terra, perché ne servono molti di meno per ottenere la stessa quantità di nutrienti.
Coltivare vegetali per darli da mangiare agli animali, e poi uccidere gli animali per nutrirsi della loro carne, significa dover coltivare in media una quantità di cereali e leguminose 15 volte più elevata!
Lo scorso marzo, l'Istituto di Ricerca sull'impatto climatico di Potsdam, in Germania, ha pubblicato una lettera aperta firmata da 400 esperti. Essa chiede all'Unione Europea di accelerare la transizione verso una dieta maggiormente basata sui vegetali, contrastare lo spreco di cibo e ridurre la dipendenza dalla Russia per le forniture di gas e di fertilizzati a base di azoto (usati in quantità per la coltivazione dei mangimi).
Marco Springmann ricercatore della Oxford University è tra i firmatari di questa lettera, e afferma: "Discutere di cambiamenti dietetici di fronte alle minacce della guerra è più importante di quanto sembri a prima vista. Infatti, mangiare più cibi vegetali anziché carne può aumentare il cibo disponibile nel mondo, semplicemente perché la produzione di cibi animali è inefficiente. Possiamo e dobbiamo reagire alla crisi a breve termine in una maniera che sia adeguata anche alla crisi a lungo termine del sistema alimentare mondiale." [2]
Un articolo della rivista The Ecologist [3] rincara la dose: la guerra in Ucraina non farà altro che esacerbare i problemi causati dall'utilizzo dei raccolti per nutrire gli animali d'allevamento anziché le persone.
Nel mondo si produce già abbastanza per sfamare oltre 10 miliardi di persone, ma il problema della fame nel mondo rimane, a causa delle disuguaglianze e della povertà. Gran parte dei raccolti sono usati per nutrire gli animali, non le persone.
Le associazioni GRAIN e IATP, che si occupano di sostenibilità, stimano che per ogni 100 calorie fornite agli animali in forma di cereali, si produce una quantità di carne che fornisce solo 17-30 calorie, con uno spreco che va dal 70% all'83% [4].
In Unione Europea non si prevede un'immediata minaccia alla disponibilità di grano, grazie ai raccolti interni, ma questi bastano per le persone, non per gli animali. Il settore dell'allevamento si appoggia invece al grano ucraino e ai fertilizzanti dalla Russia.
Secondo l'Ecologist, "dovremmo sfruttare questa opportunità per ridurre il numero di animali allevati e accelerare la transizione a una dieta maggiormente basata sui vegetali". Meno animali nascono, meno mangimi sono necessari per nutrirli, quindi ci sono meno sprechi, disuguaglianze e concorrenza tra mangimi e cibo per sfamare chi ne ha bisogno.
Sono sempre di più le persone che decidono di passare alla dieta vegetale anche per ragioni di responsabilità sociale ed ecologista.
È una evoluzione che porta vantaggi per tutti, sia dal punto di vista altruistico - meno sprechi, minore disuguaglianza nell'uso delle risorse, minor impatto ambientale, violenza sugli animali annullata - che da quello "egoistico", perché la nostra salute ne ricava benefici.
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Sentient Media, ‘Food Over Feed’: War in Ukraine Highlights Need for Dietary Change, 24-3-3022.
Potsdam Institute for Climate Impact Research, Food crisis due to Ukraine war calls for demand-side action: less animal products, less waste, and greening EU agricultural policy, 18-3-2022.
The Ecologist, Feed humans - not factory farms, 22-3-2022.
GRAIN, Emissions impossible: How big meat and dairy are heating up the planet, 18-7-2018.
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