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Per la sesta edizione di S/paesati si è pensato di osservare e analizzare le varie espressioni culturali e artistiche di luoghi geografici che si distinguono particolarmente per la storica coabitazione di diverse popolazioni. Questi "mondi plurali" sono zone in cui la fusione dei vari aspetti culturali ha dato luogo a nuove forme originali di produzione artistica e idee innovative rispetto alle trasformazioni delle società. Naturalmente sono molti i "mondi plurali", ma la nostra attenzione si vuole dirigere quest'anno sul Maghreb.
Il Maghreb è uno dei punti geografici più importanti nel bacino del Mediterraneo. Il nome, che in ara bo indica l'occidente del mondo arabo, suggerisce già di per se stesso la propensione per la messa in contatto di culture differenti. Il territorio del nord Africa, originariamente abitato dai Berberi, è stato conquistato dai Fenici, dai Romani e i Bizantini prima di essere assoggettato dagli Arabi a partire dal VII secolo. Nel corso del XIX e XX secolo ha conosciuto la colonizzazione francese che è durata per più di 100 anni, ha stravolto profondamente le strutture economiche, sociali e culturali e si è conclusa, in Algeria, solo nel 1962 con il trattato di Evian. Questa storia complessa e ricca di tragedie è anche il segno di quel particolare destino che caratterizza i luoghi di "confine", di quella tendenza a creare culture miste e dense di sovrapposizioni. E' a questa pluralità che vogliamo dedicare le nostre "cinque giornate maghrebine", nel corso delle quali cercheremo di interrogarci sulle produzioni culturali che caratterizzano il territorio che si situa tra il Mediterraneo e L'Atlantico, collega l'Africa all'Europa e costituisce, ai giorni nostri, il punto di partenza di molti boats people che sbarcano nelle nostre coste per cercare un po' di spazio nel mondo. Il nostro viaggio in Maghreb si svolgerà quindi tra storia e cronaca, tra riconoscimento di un radicamento ad una memoria arabo-berbera e riscoperta di una molteplicità che, da secoli, contraddistingue il territorio, tra attaccamento alla tradizione e fuga verso la modernità. Un Maghreb in movimento, quindi, ma che guarda all'indietro; cerca di non tagliare il cordone che lo lega al passato, ma sa che il futuro è alle porte e che bisogna incamminarsi verso il progresso.
Guardando al presente, è inevitabile volgere lo sguardo verso i problemi sociali che caratterizzano il mondo maghrebino e il mondo dell'immigrazione maghrebina. Vedremo come l'esperienza migratoria permei profondamente la produzione degli artisti e intellettuali di questa parte del mondo, così come l'immigrazione in Europa influenza la vita culturale del vecchio continente. Saranno tre le giornate dedicate al cinema di quest'area con lungometraggi fra i quali due film: "Tutta colpa di Voltaire" e "La schivata" del regista Abdellatif Bechiche, e il documentario in tre parti "Mémoires d'immigrés" di Yamina Benguigui, mentre i protagonisti saranno il pianista algerino Maurice El Medionì in concerto e lo scrittore tunisino Abdelwahab Meddeb, autore de "La malattia dell'Islam" che incontreremo sui temi della cultura islamica fra tradizione e modernità.
L'altro tema di questa edizione sono i DIRITTI UMANI, direttamente connessi alla molteplicità culturale del nostro mondo come di quello magrebino, tema che investe ora il dibattito mondiale. Sono due gli appuntamenti dedicati all'argomento: la mostra fotografica "Lavoratori stagionali, il frutto dell'ipocrisia" di Medici Senza Frontiere e l'incontro con Andrea Accardi, responsabile della Missione Italia di MSF; l'evento spettacolare "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". Si tratta della messa in scena della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo con la collaborazione delle Università e le Scuole Superiori della regione.
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