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Sabato 6 agosto 2005 si inaugura, in internet, presso la galleria d'arte virtuale www.anforah.artenetwork.net, la mostra "Viaggio in Egitto" di poesie e illustrazioni degli artisti Adriano Doronzo e Fedele Boffoli. L'esposizione, inserita nel programma Webartmagazine-Anforah (progetto nazionale per la riscoperta del valore dell'Arte e il sostegno dei nuovi talenti artistici, patrocinato da Provincia e Comune di Trieste), resterà attiva un mese promovendo, in rete, il percorso fisico e simbolico di un viaggio in Egitto, realizzato da uno dei due autori attraverso piramidi sfingi e filosofie ermetiche.
Riportiamo, tratte dall'introduzione alla rassegna, alcune note critiche di Roberta Facchini:
""E' la ricerca del senso delle vene della vita che spinge Adriano Doronzo a mettersi in viaggio verso l'Egitto, lungo l'itinerario più breve dell'esistenza, cioè il Nilo. E' nata così la raccolta di poesie intitolata "Viaggio in Egitto" che è più vicenda di illuminazioni che descrizione di luoghi, atmosfere, colori, odori. L'insufficienza della parola è infatti il grande scacco di questo cammino, volutamente volto verso il non dire o perlomeno verso il transumanar per verba non si poria (Dante). Doronzo infatti mira ad avvicinarsi a cogliere il punto nel cerchio della sua essenza, rinunciando esplicitamente alla parola per consegnarsi al dominio dei simboli. Ed è così che il lettore è posto di fronte ad una sfida di decifrazione che lo porta - sì medievalmente - a contatto con il messaggio iconografico, il cui significato, però, - modernamente - viene rivelato solo al poeta. Iniziato ai misteri orientali, Doronzo ritrova il tempo che è attimo e secoli, il luogo che è occidente e oriente, la condizione che è movimento e stasi. Rinunciando al dubbio cartesiano, si accompagna al serpente, che è il segreto dell'infinito, degli attimi di riposo eterno. La poesia, allora, che è il mezzo attraverso il quale render ragione di quest'esperienza iniziatica, si fa prosa. E prosa paratattica che deve quindi abdicare ai nessi logici per dire una verità ermeticamente intuita più che filosoficamente compresa."".
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