Stai visualizzando una notizia archiviata. Eventuali date presenti in questa pagina possono far riferimento ad anni passati. Per le notizie correnti vai all'Home Page.
Martedì 28 marzo prossimo al Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste va in scena il dramma giocoso Il Mondo della Luna di Giovanni Paisiello su libretto di Carlo Goldoni, rappresentato nella revisione di Stefano Faglia e Franca Saini per l' Editore l'Oca del Cairo di Parma. L'opera, musicata dal compositore tarantino nel 1783 a San Pietroburgo e ripresa nel 1784 a Napoli, è strutturata su libretto anonimo dal dramma comico per musica di Carlo Goldoni scritto nel 1750 per Baldassarre Galuppi. C'è anche una terza composizione omonima: il Mondo della Luna composto da Franz Joseph Haydn nel 1777.
Questo spettacolo è una "prima assoluta" per il teatro lirico triestino che in anni recenti ha messo in scena la più nota produzione del compositore tarantino, il Barbiere di Siviglia (stagione teatrale 1999-2000).
Il Mondo della Luna fu scritto da Paisiello durante il suo soggiorno in Russia, ospite a San Pietroburgo della zarina Caterina II che lo impiegò a corte come maestro di cappella. L'opera si inserisce infatti nel novero delle composizioni di quel soggiorno accanto alle più famose La serva padrona su libretto già musicato da Pergolesi e il già citato Barbiere di Siviglia su testo di Petrosellini tratto da Beaumarchais. Queste opere insieme a Re Teodoro in Venezia ed a Nina o sia la pazza per amore scritta al suo rientro a Napoli, costituiscono gli apici della vasta attività del compositore che conta un centinaio di titoli.
Paisiello vive una temperie culturale in fase di trasformazione: coevo dei più famosi Galuppi e Piccinni, a cui in particolare erano destinati i libretti d'opera di Goldoni, compone le sue opere quando la commedia italiana del teatro comico settecentesco, caratterizzata da una satira di costume "cautelosa e bonaria", era oramai avviata alla decadenza sopraffatta dal sentimento naturistico alla Rousseau. Ma la personalità di Paisiello è ancora diversa e giunge a piena maturazione per potersi manifestare con forza, negli anni settanta del Settecento: opere quali Socrate immaginario, Il re Teodoro in Venezia e Il Mondo della luna presentano un'altra faccia dello stesso secolo, il Settecento appunto. Sono il frutto dello spirito scettico, dissacratore e beffardo di Paisiello, licenzioso, anticlericale e mefistofelico che, incurante delle nuove istanze ideologiche e morali della società borghese, non crede in nulla e se la ride di tutti.
La trama tratta della burla ai danni del babbeo Buonafede, padre di Clarice e Flaminia, ordita dal finto astrologo Ecclitico e dall' amico Ernesto per favorire i rispettivi matrimoni con le due ragazze di cui sono innamorati. La prima parte si svolge sulla terra, la seconda sulla luna dove Ecclitico ed Ernesto fanno credere a Buonafede di essere arrivato e dove il vecchio acconsente alle nozze delle figlie, tra danze, finte incoronazioni, continui travestimenti, e qui pro quo alle spalle del beffato di turno di cui è interprete il Corpo di ballo.
Un intreccio dunque che lascia ampio margine alle fantasie coreografiche del regista Gino Landi, il cui estro creativo ha contribuito in trent'anni a fare grande il Festival dell'Operetta di Trieste. Gino Landi si avvale anche del contributo di Pasquale Grossi che firma le scene ed i costumi, di Claudio Schmid che ha ideato le luci e di Cristina Arrò che lo assiste per le coreografie.
Guidati dal M° Filippo Maria Bressan, che a Trieste tre anni fa ha diretto con successo Alcina di Haendel, saranno impegnati l'Orchestra, il Coro del Teatro Verdi, quest'ultimo preparato dal M° Alberto Macrì, e una giovane compagnia di canto in cui figurano i soprani Selma Pasternak in alternanza con Romina Bace nel ruolo di Flaminia e Rossana Potenza in alternanza con Mariantonietta Piemontese nel ruolo di Clarice; i tenori Enrico Iviglia e Cesare Arkadiush nel ruolo di Ecclitico, i bassi Bruno De Simone e Tiziano Bracci nel ruolo di Buonafede e Mattia Denti nel ruolo di Ernesto. Completano la compagnia artistica il baritono Levent Bakirci nel ruolo di Cecco e Gianluca Ferrato in quello di un Arlecchino ( mimo).
L'opera si rappresenta il 28,29,30,31 marzo, 1 aprile ( due rappresentazioni, alle ore 16, turno S e a alle ore 20.30 turno B) e 2 aprile. Sarà preceduta sabato 25 marzo dalla prolusione del critico musicale Giovanni Carli Ballola che si terrà al Ridotto del "Verdi" con inizio alle ore 18.